mercoledì 16 febbraio 2011

Se non ora, quando?



Io non credo nelle manifestazioni di piazza, quasi mai. Non ho mai pensato, nemmeno al liceo, che un po' di persone in piazza potessero cambiare davvero qualcosa. O si arriva a vere rivolte, oppure passata la manifestazione tutto resta esattamente come prima.

La manifestazione di domenica però mi ha dato un po' di speranza, mi ha fatto quasi pensare (quasi) che avrei dovuto esserci. Finalmente un segnale di risveglio, finalmente una parte di Italia che dimostra di non poter più accettare questa situazione. Non so se servirà, continuo a non credere che basti questo, ma l'imponenza spontanea e apartitica della protesta ha fatto capire che l'Italia non ci sta più, che è finalmente ora di cambiare.
E che tristezza sentire la Gelmini dire che si trattava solo di poche radical-chic... Almeno davanti all'evidenza, perché non tacere? Perché negare ad ogni costo?

C'è però un aspetto della manifestazione che fa a pugni con le mie convinzioni, e cioè il fatto che il tutto sia stato presentato come una protesta di donne che chiedevano il rispetto della loro dignità di donna. A parte il fatto che circa la metà dei manifestanti erano uomini, il punto è che dobbiamo vederla come una protesta di italiani contro il governo, non di un gruppo di donne contro un puttaniere! Altrimenti la percezione della cosa  rischia di scivolare proprio verso la visione che vorrebbe darne la Gelmini, quella di quattro femministe incazzate perché Berlusconi usa le ragazzine per il proprio godimento.

Io sono fermamente contrario alle quote rosa, da sempre e in qualunque campo, perché credo che per una donna sia molto più avvilente pensare di far parte di un organismo, che sia un consiglio comunale, il parlamento o un cda non importa, non perché le vengono riconosciute le sue capacità ma perchè "qualche donna bisogna metterla per forza". 
La donna non deve essere vista come la portatrice di interessi propri, diversi da quelli degli uomini. Donna/uomo non è come studente/operaio, o cittadino/immigrato, o liberale/socialista. La donna non deve essere una categoria, da proteggere e tutelare. Quando non lo sarà più, allora avremo raggiunto sul serio la parità di condizioni. Per portare un altro esempio di stretta attualità, secondo me è stata data troppa rilevanza al fatto che saranno tre donne a giudicare Berlusconi nel prossimo processo. No, non saranno tre donne, saranno tre giudici! 

La vera parità si avrà solamente non quando ci saranno tante donne quanti uomini nelle posizioni di vertice, ma quando sarà indifferente che nella posizione di vertice ci sia un uomo o una donna.

mercoledì 2 febbraio 2011

Correre



Certo, sciare è bello, giocare a calcetto è divertente, fare fondo ci si avvicina molto, ma le sensazioni che dà la corsa, e come ci si sente dopo aver corso... beh, ragazzi, non ce n'è proprio. E se poi è qualche tempo che manca, allora è proprio un godimento vero!




 .